Rashomon e Ordet
Un viaggio nel cinema mondiale attraverso i film che hanno vinto il Leone d’oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dal 1932 ad oggi, riscoprendo cinematografie, tendenze, movimenti, sperimentazioni, rivoluzioni culturali e artistiche che hanno lasciato tracce preziose nel presente.
Il senso, dunque, è quello di tornare indietro nel tempo raccogliendo alcuni tra i film che hanno condizionato l’evoluzione del cinema e dei festival, che hanno saputo (e sanno farlo tuttora) farsi testimoni essenziali delle diverse fasi di sviluppo e di crisi dell’arte delle immagini in movimento. Un omaggio al festival di cinema più antico del mondo, nato più di novant’anni fa da un’idea dell’allora Presidente della Biennale Giuseppe Volpi di Misurata, dello scultore Antonio Maraini e di Luciano de Feo, che ha rappresentato il punto di partenza di un interesse e di una ricerca focalizzate sul cinema come linguaggio artistico e, soprattutto, come occasione di incontro e di confronto di registi, produttori, attori, critici e in senso più esteso, di cineasti di tutto il mondo, portatori di una visione unica e determinante.
Perché nella sua storia quasi centenaria, il Leone d’Oro è diventato qualcosa di più di un premio. È un vero e proprio simbolo di innovazione, di coraggio e di qualità artistica. Nella maggior parte dei casi il premio ha contribuito alla nascita dei grandi autori che si sono affermati in tempi successivi, dando all’universo cinematografico ogni volta un nuovo stimolo e nuovi elementi di riflessione.
Akira Kurosawa
Rashomon
(Giappone 1950, 85’, DCP, b/n, v.o. sott. it.)
Kyoto, periodo Heian. Un boscaiolo, un monaco e un vagabondo si interrogano su una vicenda, l’assassinio di un samurai e lo stupro di sua moglie per mano del bandito Tajômaru, che li ha coinvolti come testimoni. Mentre si susseguono le dichiarazioni dei protagonisti davanti a un tribunale sulla loro versione dei fatti, la verità anziché emergere sembra vieppiù allontanarsi. Prendendo spunto dai racconti di Ryûnosuke Akutagawa, Kurosawa mette in scena l’indefinibile concetto di verità.
Lun 3, h. 20.30 – Il film sarà introdotto da Alberto Barbera
Carl Theodor Dreyer
Ordet – La parola
(Danimarca 1954, 124’, HD, col., v.o. sott. it.)
Morten, il patriarca della benestante famiglia Borgen, affronta insieme alla sua famiglia un momento di profonda crisi religiosa: il primo figlio Mikkel non crede, Johannes, studente di teologia è in piena fase mistica e predica come fosse una reincarnazione del Messia, il terzo, Anders, è pronto a sposarsi con la figlia del più fervente sostenitore della confessione a lui avversa. Un evento tragico destabilizza questi precari equilibri.
Lun 17, h. 20.30