Quattro film di Akira Kurosawa

“In Kurosawa sento il grande spettacolo, che è tutto, fiaba, storia, racconto, romanzo, apologo, messaggio; sento il cinema usato in ogni suo modulo espressivo; sento l’entusiasmo e la salute del vero artista, una generosità narrativa da far invidia a un Balzac. Il suo cinema è un miracolo espressivo”. Così parlò Federico Fellini riferendosi al grande regista giapponese, colui che aprì le porte dell’occidente al cinema nipponico. La Cineteca di Bologna propone cinque titoli che compongono un perfetto ritratto del suo genio creativo: I sette samurai, Leone d’argento a Venezia, nella sua versione integrale, il dolente Vivere, il noir di ispirazione simenoniana Cane randagio, l’epopea ronin di Sanjuro.

 

I sette samurai (Shichinin no samurai)
(Giappone 1954, 207’, DCP, b/n., v.o. sott.it.)

XVI secolo. Mentre imperversano le guerre civili, i contadini di un villaggio convincono sette samurai a difenderli contro una banda di predoni. In realtà i samurai sono soltanto sei perché il settimo (Toshiro Mifune) è un contadino, personaggio-chiave della dialettica sociale del film, fra la casta nobile dei guerrieri e il popolo umiliato. Questo aspetto fu quasi cancellato dai tagli imposti dalla produzione (quaranta minuti per l’edizione giapponese e settanta per quella internazionale) che impoverirono la complessità di tinte e registri della versione integrale.

Sab 11/Lun 13/Mer 22/Sab 25, h. 16.00

 

Sanjuro (Tsubaki Sanjuro)
(Giappone 1962, 96’, DCP, b/n, v.o. sott. it.)

Il ronin Sanjuro (Toshiro Mifune), offre rifugio a nove uomini, inseguiti dai soldati di alcuni prepotenti signorotti che hanno rapito anche un funzionario a conoscenza di tutti i loro soprusi. Sanjuro libererà il funzionario e punirà i feudatari riportando la pace nella zona. Raffinata e ironica favola sui pericoli della violenza, e al tempo stesso un film di iniziazione.

Sab 11, h. 20.30
Mar 14, h. 16.00
Mar 21, h. 16.00

 

Vivere (Ikiru)
(Giappone 1942, 143’, DCP, b/n, v.o. sott. it.)

Trent’anni di lavoro in un ufficio municipale hanno reso Watanabe un burocrate indifferente che trascina inutili giornate. Ma quando scopre di avere un cancro che gli lascia pochi mesi di vita, prima sprofonda nella disperazione, poi tenta di abbandonarsi a una notte di piaceri, infine si consacra a una causa civile, riscattando la sua esistenza.

Dom 12, h. 15.30
Lun 20, h. 20.30
Mar 21, h. 18.00

 

Cane randagio (Nora Inu)
(Giappone 1949, 122’, DCP, b/n, v.o. sott. it.)

Con un realismo quasi à la Simenon, un grande noir che trascende il genere: “Inoshiro Honda dirigeva la seconda unità. Ogni mattina gli dicevo che cosa mi serviva e lui andava a filmarmelo fra le rovine della Tokyo postbellica. Dicono spesso che in Cane randagio ho colto molto bene l’atmosfera del Giappone postbellico; se è così, devo in buona parte questa riuscita a Honda” (Akira Kurosawa).

Dom 12, h. 20.30
Mar 14, h. 18.15
Ven 24, h. 16.00